“Dimmi il tuo rapporto con il dolore e ti dirò chi sei” – Ernst Jünger
The Giver è un Film del 2014, tratto dal romanzo fantascientifico distopico di Lois Lowry.
In un futuro imprecisato, Jonas è un ragazzo di 12 anni che vive in un società (apparentemente) perfetta, “di vera uguaglianza” in cui è stata estirpata la disparità, la popolarità, la competizione; una società in cui si è cercato di eliminare utilizzando dei protocolli razionali, tutto ciò che avrebbe contribuito – un’altra volta – a generare violenza, sofferenza, guerra.
Per ottenere questo grande risultato sono quindi state imposte delle regole ferree e rigide atte a eradicare la vera causa dei principali mali dell’umanità: le emozioni.
Ogni mattina tutti gli abitanti si sottopongono alla regolare iniezione di una sostanza che inibisce emozioni, pulsioni e sentimenti.
Le persone vivono, secondo dei protocolli, in comunità divise in unità familiari secondo un preciso schema che sembra essere perfetto: madre, padre a cui vengono assegnati generalmente due figli (maschio e femmina) concepiti da “stimati genetisti”; i neonati ritenuti non adeguati per conformazione fisica o di temperamento invece, vengono congedati, ossia uccisi qualche giorno dopo essere nati.
All’età di 12 anni a ciascun “neo-adulto”, gli Anziani assegnano il lavoro che dovrà svolgere per il resto della propria vita e gli obiettivi che dovrà raggiungere.
Jonas si sente “diverso”, vede cose che gli altri non vedono ma sceglie di non parlarne con nessuno, nemmeno con Hesher e Fiona, i suoi due migliori amici.
Jonas, disponendo dei quattro attributi richiesti (intelligenza, integrità, coraggio e “la capacità di vedere oltre”) è stato “prescelto” come futuro successore dell’ “Accoglitore di Memorie” ossia il custode delle memorie di tutta l’umanità dall’inizio dei tempi.
Questo ruolo è funzionale per fornire eventuali consigli agli Anziani e a chiunque ne abbia bisogno oltre le competenze previste per il proprio ruolo, qualora ce ne fosse bisogno, visto che solo l’Anziano custodisce la capacità di ricordare.
Prima di diventare l’effettivo Accoglitore di Memorie, Jonas sarà affiancato ed educato dal vecchio Accoglitore che viene chiamato da tutti Il Donatore (The Giver).
Grazie a questo ruolo Jonas è dispensato dall’obbligo di alcune regole come quella di poter mentire…
Una società che Byung Chulan, filosofo coreano contemporaneo fra i più letti al mondo, nel suo libro “La società senza dolore”, definirebbe Algofobica.
Le sofferenze, riporta Chulan nel primo capitolo del suo libro, sono cifre di un codice: contengono la chiave per comprendere ogni tipo di società.
Se le sofferenze vengono lasciate solo alla medicina, ci sfugge il loro carattere dei segni.
Se non lasciamo parlare il dolore, la malattia, il disagio, non potremmo fare della ferita la feritoia e procedere alla catarsi reale soggettiva di cui la sofferenza ne è simbolo.
Una mentalità siffatta investe non solo la psicologia del singolo individuo ma anche la politica e la visione economica dell’individuo che la abita.
La società palliativa coincide con la società della prestazione. Il dolore viene interpretato come segno di debolezza, qualcosa da nascondere o da eliminare in nome dell’ottimizzazione.
Non vogliamo più errori, non vogliamo più sofferenza, difetti e pertanto costruiamo modi che possano sfuggirla: robot, macchine sempre più precise, farmaci per ogni sintomo, …
All’uomo fallibile e imperfetto stiamo sostituendo macchine incapaci di calore empatico data proprio dalla fallibilità e fragilità umana.
La vita priva di dolore e munita di costante felicità non sarà più una vita umana. La vita che perseguita e scaccia la propria negatività elimina sé stessa.
La morte e il dolore sono fatti l’uno per l’altra. Nel dolore, la morte viene anticipata. Chi vuole sconfiggere ogni dolore dovrà anche abolire la morte.
Ma una vita senza morte né dolore non è umana, bensì non morta. L’essere umano si fa fuori per sopravvivere.
Potrà forse raggiungere l’immortalità, ma al prezzo della vita.
Veronica L.