“Se non vi è guarigione emotiva, nessuna reale guarigione potrà avvenire”
Erica Francesca Poli
Nel corso dei miei anni di studio, di ricerca interiore e personale, ho potuto sentire e riconoscere sempre più la verità e validità di questa affermazione. Ciò che non passa per il guado dell’emozione resta ad un piano mentale e immaginario capace di creare resistenze e difese invalicabili verso noi stessi e la nostra reale e naturale trasformazione. Questa nuova consapevolezza mi ha spinta a formarmi in approcci terapeutici che mettono al centro dell’incontro clinico la dimensione emotiva e la presenza corporea. Uno di questi è proprio l’ Emotion-Focused Therapy. Si tratta di un approccio terapeutico basato su metodologie atte ad aiutare le persone a riconoscere, percepire, sentire e quindi far fluire le emozioni, ma anche e forse soprattutto a riconoscerne la loro capacità trasformativa.
“Mostrare la ferita è il primo passo verso la leggerezza e verso la cura di sé. Consegnare la propria ferita a qualcuno , asciugarla alla luce del solo è un atto di responsabilità verso se stessi”
Stefania Piloni
Nel corso della pratica clinica viene individuando il centro propulsivo da cui sgorga l’emozione predominante che produce sensazioni fisiche, pensieri ed eventuali copioni disfunzionali protettivi. La tesi cui attiene questo approccio è che proprio nell’atto coraggioso di lasciar scorrere ogni tipo di emozione altrimenti congelata, rimossa, giudicata, trattenuta, allontanata, ignorata, questa da sola porterà con sé il suo senso e quindi la sua trasformazione.
Tale approccio mira non soltanto alla cura ma anche e soprattutto a sviluppare una più ampia e profonda consapevolezza personale ed emotiva, aiutando a conoscere, riconoscere, migliorare i nostri stati emotivi e la gestione di essi promuovendo il benessere generale ed evolutivo. Nell’atto di conoscere i nostri copioni disfunzionali ci vengono restituiti sia il potere ma anche la responsabilità di decidere a cosa vogliamo credere, di dove vogliamo andare e come vogliamo partecipare all’incontro con la vita.
Le emozioni represse, quelle inconsce e più precoci, generano copioni emotivi disfunzionali che annidano la loro memoria nel corpo e possono condurre sintomi a carico di qualsiasi zona e apparato. Questi ostacoli, queste zavorre, possono diventare presto delle mura di cinta che non permettono il nostro flusso di realizzazione e crescita.
Per guarire le emozioni abbiamo un’altra possibilità oltre a quella più diretta dell’espressione verbale, ed è quella di entrare in contatto con il nostro corpo o con il sintomo stesso ci parla in un linguaggio che risiede oltre la diagnosi, oltre il senso, oltre il tempo e la forma. Molto spesso il sintomo diviene immagine, storia, racconto, fiaba, narrazione. E proprio in questo mondo altro si trovano le chiavi della guarigione. Una guarigione intesa nel senso antico del termine ossia quella del saper “preservare”, “difendere”, “salvare dal male” attraverso uno sguardo più consapevole di ciò che accade. Osservare quindi in modo magico e simbolico ci permette di preservare dal male, e di andare poi al di là del senso lineare.
Ecco quindi che nel corso della terapia quando necessario metto a disposizione dei trattamenti energetici (non di manipolazione) sul corpo che possono permettere questo dialogo di senso e di narrazione anche quando si conosce già una diagnosi per darsi una possibilità parallela attraverso il racconto simbolico e immaginativo.